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Press review Mangimistica

OPEN AREA: dettaglio tecnico importante o nuovo argomento di contrattazione?

Negli ultimi anni, principalmente nei mercati “giovani”, una delle domande più frequenti posta dai nostri clienti al momento della richiesta di offerta di trafile è la specifica dell’open area. Sembra che questo dettaglio possa influenzare il cliente sulla decisione dell’acquisto e del fornitore.
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QUESTO ARTICOLO È STATO PUBBLICATO SU TECNICA MOLITORIA E TECNICA MOLITORIA INTERNATIONAL  NEI NUMERI DI MARZO 2015.

A parità di tutti gli altri fattori come la qualità della lavorazione, la garanzia sulle materie e sui trattamenti termici e di finitura, i tempi di consegna e il prezzo, una maggior open area è  un fattore da considerare come decisivo nella scelta di acquisto della trafila?  Innanzitutto cominciamo con il definire bene che cos’è l’open area   L'Open area è un valore espresso in percentuale risultante dal rapporto tra superficie aperta della trafila (fori) e superficie totale della fascia  di lavoro. Cioè: numero dei fori x area di ogni foro  largezza della fascia forata x il diametro interno della trafila.

Innanzitutto cominciamo con il definire bene che cos’è l’open area 

L'Open Area è un valore espresso in percentuale risultante dal rapporto tra superficie aperta della trafila (fori) e superficie totale della fascia  di lavoro. Cioè:

numero dei fori x area di ogni foro 

largezza della fascia forata x il diametro interno della trafila x Π

Maggiore è la percentuale  di open area, maggiore è la produttività secondo il calcolo:

percentuale open area  x   peso specifico del prodotto da lavorare = indice di  produttività

Quindi  la produttività è  direttamente proporzionale alla superficie “ aperta” di una trafila?  

Per produrre di più, una trafila deve avere il minimo materiale possibile tra foro e foro?

In linea generale open area maggiore significa produttività maggiore  ma purtroppo, la risposta non è  così semplice e scontata come sembra.  

Durante la produzione entrano in gioco  fattori una serie di fattori da non sottovalutare:

  • tipo di prodotto da pellettizzare

  • Preparazione della materia prima

  • fattori meccanici

  • reticolo dei fori

  1. Tipo di prodotto da pellettizzare: ci sono mangimi “facili” da pellettizzare come ad esempio il mangime per i polli. Per questo tipo di mangime che presenta un basso contenuto di fibre,  spesso viene richiesta qualche fila di fori in più e minor spazio tra fori:  è il caso della trafile “high densityt” dove  lo sforzo non è molto e la trafila con un opeen area elevata può resistere senza grossi rischi  di rottura.   

Ci sono poi mangimi “difficili” da pelletizzare, com ad esempio la paglia o l’erba medica che presentano un elevatissimo contenuto di fibre. in questo caso si usano le trafile  “’low density”, che prevedono uno spazio maggiore tra fori e quindi minor open area e in molti casi si riduce addirittura la fascia di lavoro della trafila per ridurre gli sforzi e quindi il rischio di rottura.

Infine le  trafile “standard density” vengono utilizzate con materiali “generici” che non  

presentano elevate percentuali di fibre e sono un buon compromesso tra open area e

resistenza trafila.  
 

  1. Preparazione della materia prima: come è stata preparata la materia prima è anch’esso un fattore da non sottovalutare. Abbiamo riscontrato in alcuni casi che materie prime preparate in modo grossolano, ad esempio non macinate in modo fine, traevano vantaggi da trafile con open area minore. Andando ad analizzare le ragioni di questo fatto abbiamo riscontrato che l’acciaio tra foro e foro in qualche modo permetteva di macinare un poco il prodotto evitando cosi che entrassero nei fori parti di materiale troppo grandi che in qualche modo ostruivano il passaggio aumentando così la produttività

  2. Fattori meccanici di resistenza: questo è forse il più delicato dei fattori da tenere in conto quando si decide l’open area di una trafila. Bisogna sempre ricordarsi che la trafila è un pezzo di acciaio che ha subito delle lavorazioni (come la tornitura e la foratura) che lo hanno “indebolito” e dei trattamenti termici (come la tempra sottovuoto) che lo hanno indurito. Alla fine di tutto il processo produttivo, si ottiene quindi una trafila con il giusto compromesso tra durezza (resistenza alla deformazione dalla sua forma originaria) e fragilità (resistenza alla rottura una volta che si è deformato dalla sua forma originaria).
    Questo giusto compromesso che noi consideriamo una durezza di 52-54HRC dopo i trattamenti termici, rischia di venir meno quando si fanno più fori di quelli previsti dallo standard che indeolisono il materiale e aumentano il rischio di rottura.
    L’unico modo per ovviare a questo sarebbe quello di fare una trafila meno dura, con un valore inferiore ai 52HRC, ma in questo caso diminuirebbe sì il rischio di rottura, aumentando però la velocità di usura

Quindi, analizzati tutti questi fattori, si può dire che una maggior open area permette di avere una produttività maggiore???

la risposta è sì MA….

  • solo se la materia prima è stata preparata in modo corretto altrimenti si corre il rischio di diminuire la produttività

  • solo se il contenuto di fibre nella formula è basso, altrimenti si rischia di produrre di più ma per breve tempo poiché la trafila si romperà
     

Inoltre un cliente oculato dovrà tenere in conto, oltre ai maggiori rischi di rottura della trafila, anche la più rapida usura della trafila stessa e calcolare se la produzione supplementare che potrebbe ottenere con una maggiore open area riuscirà a coprire i costi maggiori dovuti all’usura più rapida della trafila e al conseguente fermo macchina nel cambio di quest’ultima.

Quindi, quando un cliente ci dice che ha scelto un concorrente perché gli offriva un’open area maggiore, rimaniamo molto perplessi sul fatto che il cliente abbia fatto tutta questa serie di ragionamenti. Inoltre, premesso che quello che possono fare i nostri concorrenti a livello di produzione di trafile anche noi lo possiamo fare senza nessun problema, molto spesso preferiamo perdere un’ordine piuttosto che vendere al cliente qualcosa che in base alla nostra esperienza avrà un elevato rischio di rottura. Per noi la relazione di fiducia con il cliente è tutto e con lui vogliamo condividere la nostra esperienza.

Noi de La Meccanica produciamo trafile a livello mondiale da più di 50 anni e abbiamo all’attivo più di 50.000 trafile prodotte e vendute in 60 paesi al mondo per qualunque tipo di materiale e con indici di reclamo inferiori al 2% annuo
In conclusione, se possiamo pensare alla pressa cubettatrice come al cuore dell’impianto e alla trafila come al cuore della pressa, chiedereste mai al chirurgo che vi sta per operare al cuore di fare l’operazione con un’ altra modalità perché secondo voi è più vantaggioso???