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Viaggio nella storia

La prima pressa moderna

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Nel lontano 1935, quando la Sprout Waldron creò la prima pressa moderna a trafila anulare verticale, si risolse in maniera definitiva il problema della compressione. La prima macchina, denominata Simplex, fu un grande progresso grazie alla sua velocità, il suo prezzo moderato e la necessità di scarsa manutenzione.

In Francia, Gondard consegnò nel 1936 la prima pressa a compressione  a vite e trafila piatta, tipo estrusore.
Bisogna però attendere la fine della seconda guerra mondiale per vedere moltiplicare il numero di macchine vendute. Dal 1950 in poi si diffusero in tutto il mondo. Poco a poco si perfezionarono per diventare delle macchine ben sviluppate.

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Negli anni 60 lo sviluppo tecnologico globale era in continua evoluzione. I trattamenti idrotermici che preparavano il materiale al processo di compressione costituirono una scoperta che segnerà un punto di svolta per l’industria dei mangimi.
I costruttori fecero appello a numerosi sistemi, alcuni dei quali furono abbandonati e altri, invece, raggiunsero il successo. Anche se ora il mercato si è standardizzato si è raggiunta una certa unanimità in merito alle funzioni (Alimentazione, Preparazione, Compressione, Asservimento), numerosi costruttori proposero delle macchine originali che meritano di essere esaminate attentamente.

Le presse attuali hanno raggiunto un elevato grado di perfezione dal punto di vista della progettazione e asservimento. Le tendenze vanno verso una preparazione sempre più elaborata, perché si nota che questo fattore capitale può alterare le condizioni di utilizzo delle presse. Il tipo a trafila rotante resta di gran lunga il più diffuso. 

Testo liberamente tradotto dal libro "Pratique de la compression" di Louis David e Jean Efumeux